Riporto le parti essenziali di un articolo di Susanna Tamaro apparso sul Corriere della Sera a fine dicembre 2020. E' un testo che descrive in maniera perfetta quello che, anche secondo me, sta accadendo alla nostra società. Riusciremo a invertire la rotta?
Restituiamo ai bimbi ciò che abbiamo loro negato, lo stupore per l’esistenza.
Eravamo — siamo — tutti stanchi, tutti profondamente sfiniti da questo correre intorno che ora mostra, con lampante chiarezza, la sua assenza di senso.
La nostra società intontita dal benessere, inebriata dal più folle dei narcisismi, ha eliminato dal suo orizzonte l’infanzia. Abbiamo smesso di fare figli e quei pochi che vengono al mondo, da subito li trattiamo come adulti onniscienti. Abbiamo smesso di educare e, smettendo di farlo, abbiamo rinunciato alla nostra umanità. Per educare bisogna essere convinti che ci sia una direzione verso la quale andare; se questa direzione è assente, se la nostra vita altro non è che un pascolo errabondo, il mondo sarà sempre più sotto il dominio di ciò che sonnecchia nel fondo di tutti noi: la ferinità.
Abbiamo ridicolizzato l’esistenza dell’anima, del mistero che comunque avvolge l’essere umano nel momento in cui viene al mondo; abbiamo privato i bambini di questa dimensione, abbiamo dato loro scandalo negando l’innocenza, lo stupore, negando l’inquietudine che ci porta a interrogarci; li abbiamo consegnati senza alcun rimorso alla perpetua infelicità insoddisfatta dell’avere, li abbiamo resi fruitori inesausti dell’intrattenimento, trasformandoli in piccoli tiranni senza regno.
Quello che chiedo non è più bontà — il bene è già presente in maniera solenne nel mondo — ma chiedo la capacità di riconoscerlo. Per fare questo abbiamo bisogno semplicemente che i nostri occhi imparino la gioia liberatoria delle lacrime.
Sì, dovremmo piangere a lungo per tutto quello che abbiamo sprecato, per tutto quello che abbiamo perduto, per le nostre vite di adulti infantili e per quelle degli infanti che, grazie alla nostra immaturità, non potranno mai diventare adulti, per il nostro cuore corazzato dal cinismo in cui la misericordia da troppo tempo non riesce ad aprirsi un varco, per la nostra incapacità di vedere il bello e il bene sparsi ovunque a piene mani, per la nostra cecità predatoria nei confronti del Creato.
Avremmo bisogno di un nuovo sguardo e di un cuore purificato per dissolvere la nebbia della nostra infelicità.
Forse, grazie al dono delle lacrime, saremo in grado di vedere la luce di speranza che irradia da ogni bambino che viene al mondo. È di quello splendore innocente che abbiamo nostalgia ed è verso quello splendore che dovremmo metterci in cammino.
Stralcio da : Il corriere della sera del 22.12.2020
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