Il Qoelet
(anche Qoèlet, Qohelet, Qoheleth, Kohelet, Koheles)
o Ecclesiaste è un libro dell'Antico Testamento
scritto in ebraico
Capitolo 3, 1.8 Tutto ha il
suo momento, e ogni evento ha il suo tempo sotto il cielo.
C’è un tempo per nascere e un tempo per
morire,
un tempo per
piantare e un tempo per sradicare quel che si è piantato.
Un tempo per
uccidere e un tempo per curare,
un tempo per
demolire e un tempo per costruire.
Un tempo per
piangere e un tempo per ridere,
un tempo per
fare lutto e un tempo per danzare.
Un tempo per
gettare sassi e un tempo per raccoglierli,
un tempo per
abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci.
Un tempo per
cercare e un tempo per perdere,
un tempo per
conservare e un tempo per buttar via.
Un tempo per
strappare e un tempo per cucire,
un tempo per
tacere e un tempo per parlare.
Un tempo per
amare e un tempo per odiare,
un tempo per
la guerra e un tempo per la pace.
Che guadagno
ha chi si dà da fare con fatica?
L’uomo è situato negli eventi; essi sono vari e hanno il loro contrario,
cosicché l’eterno, l’immutabile non è dell’uomo. I tempi che Qoèlet presenta
sono in successione del tutto casuale. “Che guadagno ha chi si dà da fare con fatica?”, è la domanda che pone Qoèlet, dal
momento che nessuno può costruirsi un'esistenza che abbia la garanzia di essere
al riparo da sventure.
Quale utilità ricava
l’uomo da tutto l’affanno per cui fatica sotto il sole? Un immenso vuoto,
tutto è vuoto!”.
La
straordinaria e sconcertante riflessione di Qohelet, sapiente di Israele che
spinge l’uomo moderno, con incredibile attualità, a porsi domande radicali
senza compromessi circa il senso della vita e della morte, dell’amore e del
dolore, della ricchezza e del piacere. Il libro più sconvolgente, capolavoro
letterario dell’Antico Testamento che ancora oggi affascina la riflessione
degli uomini liberi, viene qui riproposto dalla traduzione originale di
Gianfranco Ravasi e dal suo ineguagliabile commento. Nell’ultimo capitolo, i
Mille Qohelet, Ravasi ripercorre i millenni di storia alla ricerca di tutti
coloro che si sono specchiati in questo sapiente del III sec. a.C. Un libro
adatto a tutti, laici e credenti, capace di accendere la curiosità per
l’immenso patrimonio culturale che la Bibbia rappresenta.
N.B. Quasi tutti i traduttori per la prima frase
del capitolo 1° utilizzano la parola VANITA’ quindi :
“Vanità
delle vanità, dice
Qoèlet,
vanità delle vanità, tutto è vanità!”.
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