Drammatico – Francia 2012
Commento di Eco : Un bel film serio, drammatico come lo è la vita ma non strappalacrime né tragico. Si potevano scegliere entrambe le strade per portare avanti la storia ma la regista ha preferito gestire la drammaticità degli avvenimenti in modo contenuto, personaggi che non si lasciano prendere da emozioni prepotenti e sentimenti oltre le righe. Tutto è vissuto cercando di capire, nonostante tutto, cosa è successo senza andare nel panico, cercando di conservare ciò che faticosamente appartiene loro, figli compresi anche se si scopre che sono dell'altra.. Senza accorgersi, dopo un inizio un tantino lento, si entra nella storia e, seguendo i protagonisti, si vive la quotidianità di Tel Aviv che è una città molto viva e moderna con una bellissima spiaggia sulla quale stare con gli amici a pensare al futuro come in una qualsiasi città occidentale. Purtroppo non è così, sembra impossibile ma fuori Tel Aviv c'è il muro che divide le popolazioni ebraica e palestinese. Occorre un permesso rilasciato dalle autorità israeliane affinchè un palestinese, dopo aver fatto una lunga fila al posto di blocco possa passare e recarsi al lavoro. Al posto di blocco ci sono i soldati israeliani che controllano uno per uno le persone e le guardano con estrema diffidenza pronti a fare i vincitori prepotenti, ma anche attenti a non essere oggetto di atti terroristici da parte di questi palestinesi in fila che, con rabbia repressa, si lasciano controllare passivamente subendo questo insulto da parte di chi ha rubato loro la terra.
Regia : Mehdi Dehbi, Lorraine Levy
Sceneggiatura : Noam Fitoussi, Lorraine Levy, Nathalie Saugeon
Cast : Jules Sitruk, Emmanuelle Devos, Areen Omari,
Cast : Jules Sitruk, Emmanuelle Devos, Areen Omari,
Commento di Eco : Un bel film serio, drammatico come lo è la vita ma non strappalacrime né tragico. Si potevano scegliere entrambe le strade per portare avanti la storia ma la regista ha preferito gestire la drammaticità degli avvenimenti in modo contenuto, personaggi che non si lasciano prendere da emozioni prepotenti e sentimenti oltre le righe. Tutto è vissuto cercando di capire, nonostante tutto, cosa è successo senza andare nel panico, cercando di conservare ciò che faticosamente appartiene loro, figli compresi anche se si scopre che sono dell'altra.. Senza accorgersi, dopo un inizio un tantino lento, si entra nella storia e, seguendo i protagonisti, si vive la quotidianità di Tel Aviv che è una città molto viva e moderna con una bellissima spiaggia sulla quale stare con gli amici a pensare al futuro come in una qualsiasi città occidentale. Purtroppo non è così, sembra impossibile ma fuori Tel Aviv c'è il muro che divide le popolazioni ebraica e palestinese. Occorre un permesso rilasciato dalle autorità israeliane affinchè un palestinese, dopo aver fatto una lunga fila al posto di blocco possa passare e recarsi al lavoro. Al posto di blocco ci sono i soldati israeliani che controllano uno per uno le persone e le guardano con estrema diffidenza pronti a fare i vincitori prepotenti, ma anche attenti a non essere oggetto di atti terroristici da parte di questi palestinesi in fila che, con rabbia repressa, si lasciano controllare passivamente subendo questo insulto da parte di chi ha rubato loro la terra.
Basta questa scena per capire
come si vive ancora oggi. L'odio è tuttora così forte che alcuni palestinesi
addirittura non vogliono guadagnare
soldi dagli ebrei e non permettono nemmeno ai
figli di farlo, cercano di sopravvivere con quel poco che si può fare da quella
parte del muro. Oppure preferiscono che i figli raggiungano parenti emigrati in
terre lontane anche sapendo di non rivederli più. Un'altra scena molto
esplicativa è quella nella quale il colonnello chiede un permesso di transito
all'ufficio competente affnchè un ragazzo palestinese possa entrare in città
tutti i giorni per lavorare. E' una richiesta che suscita stupore. Cosa vuol
fare il colonnello? Aiuta i nemici? E'
da denunciare?
L'atmosfera quindi anche tra i
liberi israeliani non è leggera. Tutto può succedere in qualsiasi momento.
Questo è quello che ho captato
vedendo questo film. Sapevo queste cose avendole lette migliaia di volte ma il
vedere scorrere la vita minuto per minuto in una giornata qualsiasi di due famiglie
qualsiasi ma di opposte fazioni, mi ha fatto penetrare in un'atmosfera ancora intrisa di odio e senza speranza.
E' tutto riassunto in questa frase. : “Io sono il mio peggior nemico, ma devo amarmi lo stesso” sono le parole che dice uno dei due giovani protagonisti che scopre di essere stato scambiato alla nascita e quindi non è più ebreo ma è in realtà palestinese e l'altro ragazzo, felicissimo di essere palestinese, è in realtà ebreo.
E' tutto riassunto in questa frase. : “Io sono il mio peggior nemico, ma devo amarmi lo stesso” sono le parole che dice uno dei due giovani protagonisti che scopre di essere stato scambiato alla nascita e quindi non è più ebreo ma è in realtà palestinese e l'altro ragazzo, felicissimo di essere palestinese, è in realtà ebreo.
Come ho detto la regista non ha
calcato sui toni tragici per cui chiude
la storia in maniera “speranzosa” nella quale i due giovani diventati quasi
amici (grazie all'aiuto di due mamme lungimiranti e amorevoli) promettono l'uno
all'altro di non sprecare la loro vita
perchè in fondo hanno una doppia
responsabilità : essere giusti nella loro nuova realtà ma attenti a non
stravolgere ciò che avevano imparato
nella vita passata. Forse è solo un sogno ma cerchiamo di crederci.
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