Made in Italy, nelle tavole piu' olio straniero che italiano
Preoccupanti i
dati raccolti da Coldiretti, l'importazione ha superato la produzione nazionale
Nel 2011 si è
verificato un aumento del 3% nelle importazioni di olio d'oliva all'estero che
sono addirittura triplicate negli ultimi 20 anni (+163per cento), inabissando
la produzione nazionale, che comunque rimane in grado di coprire quasi
totalmente i consumi nazionali.
Gli oli importati
dall'estero vengono mescolati con quelli italiani per impadronirsi, magari
grazie a marchi storici ceduti all'estero, una parvenza di italianità che viene
sfruttata nei mercati nazionali ed esteri dove nel 2011 sono state esportate
364mila tonnellate d'olio.
Quattro bottiglie su
cinque in Italia contengono miscele di diversa origine, e questo rende
impossibile una lettura della provenienza delle olive adoperate, nonostante sia
obbligatorio per legge indicarla sull'etichetta.
Nelle bottiglie in
vendita nei supermercati è praticamente impossibile leggere la scritta “miscele
di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non
comunitari”. La scritta è sempre riportata in caratteri microscopici ed e'
sempre posizionata in parti dell'etichetta che la rendono difficilmente
visibile, mentre sono in grande evidenza immagini o frasi che richiamano
ingannevolmente all'Italia.
Aspettando che la
legislazione intervenga per non cadere negli agguati del mercato, il consiglio
è quello di guardare con diffidenza ai prezzi eccessivamente bassi che neanche
coprono il costo delle olive: una bottiglia da un litro di buon olio italiano
al cento per cento, non dovrebbe poter costare meno di sei euro.
L’attacco all’olio italiano, mette a rischio
un patrimonio ambientale con oltre 250 milioni di piante sul territorio
nazionale che garantiscono un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate
lavorative all’anno e un fatturato di 2 miliardi di euro. La produzione
nazionale si concentra in Puglia (35 per cento), Calabria (33 per cento),
Sicilia (8 per cento), Campania (6 per cento), Abruzzo (4 per cento), Lazio (4
per cento), Toscana (3 per cento) e Umbria (2 per cento). Sono 43 gli oli italiani a denominazione di
origine riconosciuti dall’Unione Europea.
fonte : http://www.tgcom24.mediaset.it/
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