martedì 13 novembre 2012

AMOUR


Austria 2012 - Regia Michael Haneke

Palma d'oro a Cannes 2012 quale miglior film


Attori : Jean-louis Trintignant, Emmanuelle Riva, Isabelle Huppert



Commento di Eco
Ho voluto andare a vedere questo film sapendo cosa avrei visto.
All’uscita sala (era il pomeriggio di un giorno feriale quindi pubblico anziano)  non ho sentito il susseguirsi di giudizi sul film. Solo silenzio interrotto da un signore che sottovoce ha detto “potrebbe capitare anche a noi”.
Tutti senza fiato come me, è talmente reale e crudo che non riesci a darne un giudizio.
A conferma trascrivo commento tratto da Panorama.it “Alla fine della proiezione dedicata alla stampa sulla sala è calato un velo di silenzio. Mai platea di giornalisti riuniti è stata tanto taciturna e smarrita, incapace di emettere a caldo suoni e commenti.”
A mio gusto è comunque bellissimo  ma non mi sento di consigliarlo ai giovani forse è troppo lontano dai loro problemi di vita,  mentre gli anziani dovrebbero andare preparati perchè è un tema veramente angosciante. 
Poche parole, tanti sguardi che diventano sempre più attoniti e  niente musica. Così scorre la vita. Ribadisco :  bellissimo. 
Non riesco a scrivere una recensione chiara quindi ho recuperato, dalle  recensioni dei critici,  i giudizi che condivido :
Protagonisti e quasi co-autori, tanto grande è l'importanza degli attori nella messa in scena del film, sono Jean-Louis Trintignant (di anni 81) ed Emmanuelle Riva (85), che interpretano la coppia di lunga data costituita da Georges e Anna. 
Haneke molto cinicamente ha voluto attribuire la parte a due interpreti in grande forma artistica piuttosto in là con l'età, la cui fisicità ricorda costantemente allo spettatore le conseguenze dell'implacabile lavoro del tempo.
Jean Louis Trintignant e Emmanuelle Riva sono memorabili. Fingono ma non mentono e proprio in questo sta la verità della loro testimonianza.
Al regista non interessa convincere il suo uditorio di qualcosa, ma preferisce provocare in esso una reazione, qualunque essa sia.
”Amour”  non lancia alcun messaggio riguardo a un mistero irrisolvibile quale è quello della natura del sentimento ultimo dell'estensione di sé nell'altro, molto diverso e meno facilmente rappresentabile della passione dei sensi o dell'effervescenza dell'innamorato
Si diceva della malattia dunque, e infatti è proprio a partire da questo drammatico evento improvviso che si dipana l’esile trama del film: il suo imprevisto sopraggiungere impone un radicale mutamento nelle condizioni di vita di ciascuno dei due personaggi principali, entrambi sono messi inesorabilmente a confronto con la radicale alterità dell’altro. Semiparalizzata, costretta a muoversi su una carrozzina e impossibilitata nel soddisfacimento autonomo delle più quotidiane esigenze personali, Anne è costretta a sprofondare su se stessa, il suo corpo insensibile per metà non è mai stato percepito così pesantemente e in tutta la sua insopportabile presenza. Ciò vale forse ancor di più per Georges, anch’egli vittima del naturale decadimento fisico della vecchiaia soffre la fatica dei gesti più banali, ma nonostante questo sceglie di gestire da solo la complicata situazione, evitando di ricorrere alla facile soluzione di una casa di riposo per anziani.
E allora quell'amore, che è stato lievito e collante di una vita, si avvita su se stesso, si isola nella disperazione, fa ricorso alle infermiere, la cui professionalità non sempre è umana, ma tiene lontana la figlia Eva, forse per proteggerla o forse perché il dolore non è una maledizione da spartire equamente.
Ciascuno di loro sta gradualmente perdendo l’altro, e ciò accade proprio perché mai come in questi istanti drammatici, l’alterità altrui si rivela così chiaramente: il dolore fisico e psichico di Anne è solo ed esclusivamente suo, né Georges né tantomeno noi possiamo affermare di sentirlo come lei lo sente e la stessa Anne è in fondo incapace di sentire tutto lo sconforto e l’angoscia che Georges silenziosamente si trova a dover fronteggiare.