sabato 14 marzo 2015

IL DESIDERIO



Stralcio dal libro  di Claudio Lamparelli  “L’arte della serenità’”



Pag. 19/20 -  punto  12 . Il desiderio



Il nostro desiderio disprezza e trascura ciò che ha fra le mani per correre dietro a ciò che non ha.                         Michel de Montaigne

                                                                                                           

“L’uomo non conosce la vera gioia – scrive Bacchilide – perché desidera sempre ciò che non ha.” Qui però bisogna intendersi :  non si può desiderare se non ciò che non si ha o che non si crede di avere.

Il desiderio ha proprio la funzione di cercare sempre qualcosa di nuovo; è come un motore in continua azione, che da una parte ci permette di rapportarci alle cose e dall’altra è una fonte di costante insoddisfazione.  Ambiguo come tutto, è l’emblema e l’essenza della vita.

Un maestro come il Buddha, quando cerca l’origine della sofferenza, la trova proprio nel desiderio; e quando vuol liberare gli uomini dal ciclo della vita e della  morte, dice loro di eliminare ogni attaccamento, sia all’essere sia al non-essere.

Questo significa che se vogliamo distruggere gran parte della sofferenza, dobbiamo fare i conti con il desiderio, con la sua insaziabilità. Secondo l’antica saggezza dell’ebraismo, “l’uomo muore senza aver soddisfatto nemmeno la metà dei suoi desideri.”

Ma quanti di questi desideri meritavano davvero uno spreco di tempo ed energie? “Quante cose ci sono “ dice Socrate ”di cui non sento il bisogno.”

Agli effetti della serenità (e anche di una vera ecologia della mente), è dunque importante saper ridurre i desideri,  distinguendo ciò che è utile ed essenziale da ciò che è superfluo. Per poter compiere questa operazione, occorre  rendersi conto di quali siano i beni fondamentali della vita: ecco il primo compito di un’autentica saggezza.

Fra i due estremi dell’edonismo più sfrenato e della rinuncia ascetica, forse la posizione epicurea è la più equilibrata: “Non dobbiamo rovinare il bene attuale” dice il filosofo greco “con il desiderio di ciò che non  abbiamo, ma non dobbiamo dimenticarci che anche ciò che abbiamo lo abbiamo desiderato.”

Il problema è quello di un’adeguata educazione del desiderio: da una parte non bisogna inseguire ogni piccolo impulso della mente, ma dall’altra non è neppure saggio rinunciare ai piaceri essenziali.

Per sentirci realizzati, non abbiamo bisogno di grandi mete. La gioia è fatta di piccole cose, ovvero del soddisfacimento di bisogni che sembrano piccoli alla voracità del nostro desiderio ma che in realtà sono l’essenza del vivere.

“Se non desidererai tante cose” scrive Platone “anche le piccole cose ti sembreranno grandi.”


 

Commento di Eco : non desiderare sembra la cosa migliore ma che vita sarebbe senza la voglia di “fare”, di portare dei risultati positivi nella propria esistenza ? Saremmo ancora all’età della pietra se nessuno avesse desiderato conoscere ed avere cose sempre migliori. Certo non parlo di desiderare oggetti in maniera esagerata, tanto da farceli sembrare necessari e rovinarci la vita se non si arriva ad averli. Accontentarci delle piccole cose mi sembrava una buona soluzione per vivere serenamente ma ora  mi sembra quasi una presa in giro …… non ce la fai,  tutto ti sembra andare storto  …. accontentati delle piccole cose e sii sereno…….   Un po’ come dire “niente desideri niente sofferenza” “niente amore niente dolore” Mah!!!

Sarà una lunga meditazione perché “Il desidero”  è solo il punto 12 del libro  che si conclude con il 144 “L’auto perfezionamento”.