sabato 25 febbraio 2012

La dolce vita


Gucci restaura “La Dolce Vita” di Federico Fellini  
Con Marcello Mastroianni, Anita Ekberg, Anouk Aimée.  
Durata 173 minuti . Bianco/nero. Italia/Francia 1960.                  

La nota casa di moda italiana Gucci prosegue nel suo impegno a favore del cinema.
Dopo aver donato 1,5 milioni di dollari alla The Film Foundation di Martin Scorsese per il restauro di cinque pellicole cult, ha offerto ora il suo sostegno per la rimessa a nuovo de “La Dolce Vita” di Federico Fellini.
Il film culto della storia cinematografica italiana verrà proiettato, nella sua nuova versione dal prossimo 30 ottobre 2010.  



Commento di Eco : non avevo mai visto il film quindi ho approfittato di questa nuova occasione anche se pensavo non fosse il mio genere. Infatti non mi piace il modo di Fellini di  raccontare le storie . Storie? No, solo frammenti  o ricordi. In questo caso  7 momenti della vita di  un giornalista di cronaca scandalistica dell'epoca  dei divi a Roma: il 1960.
La regia ben studiata, i particolare ben ripresi, tutto ineccepibile, anche la musica di Rota è adatta.  Mastroianni è sempre presente e questo forse è un po' troppo (si nota anche troppo il trucco agli occhi). Non sa nemmeno recitare, secondo me, o forse Fellini lo voleva così.
Il  protagonista è  un giovane in cerca di successo  che sta a galla in quel mondo di lusso e di divertimenti sfrenati, senza principi, valgono solo i soldi e la bella vita, non lo scuote nemmeno  il profondo amore di una brava ragazza “normale” nè il suicidio di un amico.
L'unico momento in cui l'ho trovato  “recitante” è nell'episodio relativo all'arrivo a Roma del padre. Non si vedevano da anni e, sembra che  lui non pensasse nemmeno molto ai genitori a Cesena, era troppo preso dalla sua dolce vita e quindi l'arrivo del padre (un bravo Annibale Ninchi) quasi lo infastidisce, è costretto ad accoglierlo, a fingersi felice di vederlo ma piano piano trova davvero bello quell'incontro. Guarda il padre, che sta parlando con un fotografo, come se non lo avesse mai visto, scopre di avere un padre, almeno questo è quello che vedo nel suo sguardo e mi piace molto, vedo l'amore e la gioia di avere quel padre.. il tutto senza parole, solo con poche inquadrature e pochi sguardi. Il padre non si accorge di niente, è contento di essere lì ma non vuole disturbare quel figlio impegnato in un lavoro importante in una grande città e gli spiega che tornerà a casa la sera stessa. Gli dice solamente “Ricordati di scrivere alla mamma...”. Lo abbraccia e se ne va alla stazione da solo.  Commovente.

Per me,  amante del cinema e dei suoi protagonisti, è stato divertente cercare tra i tanti attori (anche con  piccolissime parti) i volti che da quel 1960 ad oggi sono diventati famosi. Troviamo  l'ultimo Tarzan Lex Barker, il giovane Celentano nella parte di un cantante che si esibisce in un night, la giovanissima Valeria Ciangottini che porta la purezza, Nadia Gray, Riccardo Garrone, Jacques Sernas, Enzo Cerusico,  si  intravede seduto tra varie persone Umberto Orsini e  Giuliana Lojodice nelle vesti della cameriera dello scrittore suicida.

Curiosità : nel film al seguito del giornalista (Mastroianni) parecchie volte c’è il fotografo Paparazzo.  Ed ecco che il cognome si trasforma nella  definizione “paparazzo” che dal quel momento definisce (a volte in modo dispregiativo) quei fotografi specializzati nel riprendere personaggi famosi in occasioni pubbliche o nella loro sfera privata, quasi sempre cercando le situazioni più particolari, più rare, più compromettenti (in modo da poterne ricavare più denaro).



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