giovedì 22 marzo 2012

Più olio straniero


       Made in Italy, nelle tavole piu' olio straniero che italiano


Preoccupanti i dati raccolti da Coldiretti, l'importazione ha superato la produzione nazionale
 
21.3. 2012  -  Sono 584mila le tonnellate di olio d'oliva straniero arrivato in Italia, superata la produzione italiana in calo nel 2011 a 483mila tonnellate. Questi i dati dell' analisi presentata da Coldiretti nell'iniziativa "Per il futuro dell'olio italiano", da dove è emerso il fatto che oggi la maggioranza delle bottiglie d'olio provengono da olive straniere senza che questo sia chiaro al consumatore, e questi inganni sono motivo di un calo della qualità delle bottiglie in vendita.
Nel 2011 si è verificato un aumento del 3% nelle importazioni di olio d'oliva all'estero che sono addirittura triplicate negli ultimi 20 anni (+163per cento), inabissando la produzione nazionale, che comunque rimane in grado di coprire quasi totalmente i consumi nazionali.
Gli oli importati dall'estero vengono mescolati con quelli italiani per impadronirsi, magari grazie a marchi storici ceduti all'estero, una parvenza di italianità che viene sfruttata nei mercati nazionali ed esteri dove nel 2011 sono state esportate 364mila tonnellate d'olio.

“E’ scandaloso che in un Paese come l’Italia che ha conquistato primati mondiali nella qualità dell’extravergine i cittadini siamo costretti a consumare, con l’inganno, prodotti scadenti ottenuti spesso mescolando prodotti di origine diversa”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini, e a dimostrarlo ci sono le numerose denunce di frodi e i sequestri effettuati dalle forze dell'ordine.
Quattro bottiglie su cinque in Italia contengono miscele di diversa origine, e questo rende impossibile una lettura della provenienza delle olive adoperate, nonostante sia obbligatorio per legge indicarla sull'etichetta.
Nelle bottiglie in vendita nei supermercati è praticamente impossibile leggere la scritta “miscele di oli di oliva non comunitari” o “miscele di oli di oliva comunitari e non comunitari”. La scritta è sempre riportata in caratteri microscopici ed e' sempre posizionata in parti dell'etichetta che la rendono difficilmente visibile, mentre sono in grande evidenza immagini o frasi che richiamano ingannevolmente all'Italia.

Aspettando che la legislazione intervenga per non cadere negli agguati del mercato, il consiglio è quello di guardare con diffidenza ai prezzi eccessivamente bassi che neanche coprono il costo delle olive: una bottiglia da un litro di buon olio italiano al cento per cento, non dovrebbe poter costare meno di sei euro. 
L’attacco all’olio italiano, mette a rischio un patrimonio ambientale con oltre 250 milioni di piante sul territorio nazionale che garantiscono un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate lavorative all’anno e un fatturato di 2 miliardi di euro. La produzione nazionale si concentra in Puglia (35 per cento), Calabria (33 per cento), Sicilia (8 per cento), Campania (6 per cento), Abruzzo (4 per cento), Lazio (4 per cento), Toscana (3 per cento) e Umbria (2 per cento).  Sono 43 gli oli italiani a denominazione di origine riconosciuti dall’Unione Europea.


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